Hanno detto di lui

I miei rapporti con quei sogni dipinti che sono i quadri non hanno mai avuto la sicurezza e la qualità  che ssumono negli “esperti” e nei critici. Forse non credo neppure all’interpretazione dei sogni, fissati o meno sulla tela; certamente non credo all’utilità di interpretarli. Un quadro non è lo stesso quadro per tutti e non è lo stesso quadro per tutti i giorni; perciò chi ha un quadro non impazzisce, e perciò io non mi arrischio mai a dire che un quadro è questo o quest’altro.
Dunque, ci sarà o no, e in che misura, Giuseppe Casolaro, nei suoi segni e nei suoi colori?
Io lo conosco da tanti anni. Venimmo insieme a Milano dallo stesso paese. Dormimmo nella stessa “camera am­mobiliata per distinti stabili” la mattina svegliandosi, ciascuno rivedeva con sollievo l’altro e scambiava con lui un sorriso un cenno nel comune dialetto. Giuseppe Caso­laro nessuno lo conosce meglio di me. È taciturno, quieto, un po’ malinconico. Mi ha sempre fatto pensare a un uscio accostato; deve esistere una giusta penombra, in lui, fa­vorevole al ricordo delle forme e dei colori. Quest’uomo abita nei propri pensieri, mi dissi certe volte, quando tra­scorrevano interi giorni senza che egli pronunciasse una parola. Ma lo si indovinava ugualmente: ciò che il suo lungo, fondamentale pudore gli impediva di esprimere non era mai un groviglio di complicati assilli, bensì era un limpido, semplice, preciso abitarsi, quando non si trattava di una sofferenza interiore.
Malinconia, pudore modestia: ci sono queste cose, c’è una poesia con questi connotati nella pittura di Casolaro?

da uno scritto di 
Giuseppe Marotta

 

L’aver dipinto per anni, quasi segretamente, l’avere esposto di rado, non per timore del pubblico, di af­frontare un giudizio, ma bensì per una segreta ritrosìa e per una reale modestia, ha consentito a Giuseppe Ca­solaro di approfondire il proprio mondo e di impadro­nirsi di tutti i segreti del mestiere di pittore. Malinconico, come molti napoletani, Casolaro intride di malinconia quanto rappresenta. In questo senso è ab­bastanza vicino a un altro artista partenopeo, Giovanni Brancaccio. Entrambi, alla lontana, derivano da quelle esperienze cezanniane che, anzi che sfociare nel cubismo e nelle sue conseguenze, estesero un’ombra formale nel­la pittura italiana dei primi cinquant’anni del nostro se­colo, da Raffaele De Grada, ai cosiddetti pittori nove­centisti, al gruppo milanese infine dei baguttiani ( Steffe­nini, Vellani Marchi, e via dicendo). Come essi anche Casolaro affronta il problema dello spazio, che non è per lui un prodotto del raziocinio, bensì dell’intuizione. Per modo che egli riesce, empiricamen­te, a suggerire lo spazio con le sue figurazioni: si tratti di nature morte o, soprattutto, di quei deliziosi nudini, velati, opalescenti, smaterializzati, direi quasi asessuali, appartenenti piuttosto a un limbo che non a un inferno terreno. Osservando infatti e confrontando le opere della sua prima stagione con quelle recenti, ci si accorge come ogni durezza volumetrica sia scomparsa ( tanto nella for­ma quanto nella pennellata) e come la visione prospet­tica sia stata volontariamente annullata. Questa sua ac­quisizione, che nasce dall’approfondimento dei valori materia e tempo, fa sì che le immagini che egli presenta non son né labili, né effimere.

Garibaldo Marussi

 

Un nudo di donna è un’anfora, o un delicato fiore, o uno stelo che si modula e si intreccia. Casolaro intende, del. nudo, i valori antichi, quasi mitici, pronti già per le metamorfosi delle ninfe. Non per nulla si dice che nelle vene di ogni napoletano ci sia una goccia di sangue ellenico.

Orio Vergani

 

Il Casolaro lavora da anni con impegno, raggiungendo effetti notevoli e realizzando opere che hanno indiscusso valore d’arte.

Avanti

 

Casolaro non sembra minimamente toccato dalle esperienze recenti della pittura, ma si abbandona nel proprio estro, senza tuttavia essere né monotono, né tormentato, né istradato sui binari di una facile con­discendenza verso se stesso.

Garibaldo Marussi

 

Bisogna dire che non è facile oggi vedere qualcosa così gentilmente intimo. Casolaro tratta la donna con affetto, più che con sensualità. Onesti e quasi familiari i suoi nudi, e onesti perfino l’innegabile abilità e la bravura…

L. Borghese

 

Le opere di Casolaro denunciano una continua sofferenza interna, cioè una sofferenza senza disperazione e, quel che più conta senza tortuosi­tà, senza torbulenza e senza livori. E non è facile, oggi, prevenire alle realizzazioni cui egli approda con molto equilibrio e buon gusto. Al­l’artista serio e comprensivo, non manca insomma, quel che Valery ha definito «il buon senso della sostanza». Nella sua pittura, disegno e tono, contenuto e forma, appaiono uniti dal medesimo filo conduttore, dalla stessa cordiale sincerità e da un coerente proposito.

G. B. Zaccaria

 

Ritratti, paesaggi e studi. In un angolo: una testina di .bambino malato che giustifica ancor più una visita di questi dipinti.
In altri tempi si sarebbe detto: «Un bambino su cui si sente la feb­bre».

Manzi

 

Colori tenui e delicati, motivi intimi e sentiti spesso con finezza e rap­presentati con scioltezza di segno. Le indubbie qualità testimoniano un temperamento di pittore di valide possibilità.

(Tempo – Milano) – G. C.

 

Nudo femminile; l’eterno soggetto. Ma è anche un soggetto traboc­chetto.
Schivare il trabocchetto è già molto; schivarlo poi con agile eleganza e puntare con sicurezza al buon risultato, e ancor più: merita lode. E Casolaro vi riesce con il modo abile e leggero di segnare, di mettere un rosso contro un verde, di far vibrare l’accordo semplice e snodare la linea sinuosa.

Mario Lepore

 

La Sua calma quasi nasconde, quasi nega a un esame superficiale, il suo vigore e il suo sentimento. Ciò determina effetti ed impressioni che io considero, oggi, un piacere della memoria, oso dire, una poesia sognata, nella quale i versi mancanti non erano, indoviniamo i più belli.

Giuseppe Marotta

 

Opere di Casolaro ispirate in gran parte da piacevoli nudi muliebri. Belle e giovani donne interpretate assai intelligentemente ed assai garbatamente con rapidi ma efficaci segni

(Corriere degli Artisti)

 

Si direbbe che questo compostissimo napoletano sia ossessionato dalla visione di Eva nell’intimità: ma la sua è un’ossessione casta, sfiorante, che si esprime in tempere delicate, allusive come acquarelli. La nu­dità delle sue donne è simile alla nudità di un fiore, non di un frutto.

Picus

 

Le sue figure hanno un vago, squisito incanto; hanno l’equilibrio e la serenità, la naturalezza, il tacito «sì ad ogni cosa».

Giuseppe Marotta